Sottoscritto un protocollo di collaborazione tra Iran e Italia
Con il velo viola, Sepide Pishvayian, interprete della delegazione iraniana durante l'incontro al ministero della Cultura italiano per la firma di un protocollo di collaborazione tra i due Paesi
Mentre i media si concentrano sull'ultimo scandalo giudiziario, mentre il premier israeliano Netanyahu annuncia che, in caso di vittoria alle elezioni, non ci sarà uno stato palestinese, e mentre la furia devastatrice dell'Isis distrugge tesori cristiani e arabi, preferiamo soffermarci su un'iniziativa di qualche giorno fa che è passata quasi inosservata. La settimana scorsa è stato sottoscritto un protocollo di collaborazione culturale tra Italia e Iran. Il documento esecutivo è stato firmato dai ministri al ramo dei due Paesi, Dario Franceschini e Ali Jannati, il quale ha delega anche per la Guida islamica. All'incontro era presente, tra gli altri, Sepide Pishvayian, interprete, avvolta nel tradizionale velo islamico con una singolare fantasia viola. Cappotto, pantaloni, pelle liscia, occhiali, gloss leggero. Dal volto pulito traspariva la fierezza di essere in quel contesto, di esprimere la propria femminilità contro la misoginia di chi crede di dominare il mondo assoggettando le donne. Una sorta di riscatto di genere. Dalla sua traduzione dipendeva la comunicazione durante l'incontro. Sono tante le Sepide dentro e fuori l'Iran, che conducono, ognuna, la propria battaglia silenziosa perché il mondo scopra che un velo non fa la differenza e che da quel velo può partire un grido di libertà e di liberazione. Non conosciamo Sepide , il suo passato, la sua famiglia. Sappiamo che guardiamo a lei con la speranza che il suo esempio si moltiplichi. E, forse, l'esempio, il buon esempio, quello che sa di sfida, è l'unica arma contro la devastazione totale, contro chi crede di costruire distruggendo i simboli che hanno fatto la storia e la gloria di tutte le civiltà e i credi. Si inizia dalla firma di un protocollo, che è anche un appello alla difesa comune del patrimonio culturale minacciato dalla furia cieca del terrorismo. Può una penna dove non può una scure. Può un velo dove non può la sopraffazione.