La popstar di origini italiane visita la sede di Charlie Hebdo tra pianti e buoni propositi ed esplode il popolo della rete, che la accusa di volersi fare solo pubblicità
La material girl degli anni Ottanta prepara il tour nel vecchio continente per il prossimo autunno e vola a Parigi nella redazione di Charlie Hebdo. Abbracci e lacrime con il sopravvissuto vignettista Luz e sul web infuria la polemica: Madonna sfrutterebbe la tragedia francese di gennaio per promuovere il suo album, Rebel heart, che riporta i fotomontaggi di personaggi come Nelson Mandela, Martin Luther King e Lady Diana imbrigliati in corde nere. Insomma, cuori ribelli a cui spesso è stato impedito di esprimersi al meglio. La popstar ha lanciato anche l'hashtag #rebelheart, considerato dal popolo della rete solo strumentale.
Sarà, ma se ragioniamo in questi termini, la tragedia di Charlie Hebdo ha reso noto in tutto il mondo un settimanale satirico che a malapena in Europa conoscevano solo gli addetti ai lavori. Per non parlare della popolarità di Hollande, in caduta libera il giorno prima dell'attentato e in ascesa clamorosa subito dopo.
Dalle catastrofi e dalle sciagure derivano di frequente le altrui fortune. Non a caso gli antichi romani dicevano "Mors tua, vita mea". E la vita è ciò che conta, in tutte le sue forme, al di sopra delle polemiche e degli strumentalismi. E se lady Ciccone riuscisse laddove non arriva la diplomazia politica? "Vorrei bere un bicchiere di vino con Marine Le Pen, perché mi piacerebbe capire meglio le sue ragioni". Così ha detto candidamente, tra ingenuo e grave, una Madonna commossa, che ha aggiunto di schiarirsi le idee ogni volta che si rilassa con la bevanda di Bacco. Si porrebbe in questo caso il problema delle origini. Nelle vene della postar scorre sangue italiano e immaginiamo che Le Pen, nazionalista per antonomasia, non gradirebbe molto le uve coltivate nelle vigne dello stivale. Ne scaturirebbe una guerra commerciale. I marchi italiani contro quelli francesi, riprenderebbero le ostilità tra lo spumante e lo champagne, si combatterebbe a suon di stappi, e il vincitore sarebbe chi sul proprio suolo ha meno tappi. Smorzare i toni non è la soluzione, ma aiuta a non perdere di vista la realtà quando si sconfina nella polemica inutile in un momento in cui urge unità. D'altronde, se vogliamo restare in tema alcoolico, fu una bottiglia di vino (anzi, piu' di una, a giudicare dalle foto diffuse) a riavvicinare Renzi e Bersani dopo le primarie del 2012. Non risulta da allora, oppure chi scrive è stata poco attenta, che si siano incontrati davanti a un rosso, un bianco o un rosé. Questo spiegherebbe molte cose. In fin dei conti, l'alcool è un vasodilatatore…