Per chi la conosce, sa che l'ultima non è mai l'ultima. Nell'autobiografia A letto col diavolo (Curcio editore), Patrizia De Blanck ci ha raccontato alcuni episodi della sua vita, fatta di avventure, colpi di scena, mondanità, dolori e amori. Una esistenza fuori dall'ordinario a cui mancava un capitolo, un tassello importante che la lega nientemeno che alla storia di Cuba e alla dittatura di Fidel Castro, il quale, negli ultimi giorni, è uscito allo scoperto per andare a votare alle elezioni municipali. "Il mio compagno - dice colei che chiamano "l'indomita contessa"- il professor Andrea Scala, ha trovato nella biblioteca di casa un vecchio libro che scrisse mio padre, il conte Guillermo de Blanck y Menocal, di origini spagnole e ambasciatore di Cuba a Roma. Il libro, Carta a Castro, era un invito al leader maximo a rivedere alcune posizioni sulla limitazione delle libertà e a considerare l'idea di un governo più democratico per il Paese".
Questo bastò per…
Per perdere tutto quanto. Trenta milioni di dollari di mio padre di quell'epoca, tre milioni miei, le piantagioni di canna da zucchero e di tabacco, le ville. Tutte ciò che avevamo fu nazionalizzato e la nostra famiglia fu esiliata per sempre dal territorio di Cuba, con grande dolore di mio padre, che si era speso tanto per la causa dell'isola e aveva avviato difficili negoziati con Kennedy e Churchill per evitare che scoppiasse la guerra.
A sin, la contessa con il compagno, Andrea Scala, che ha trovato il libro scritto dal conte De Blanck dal titolo "Carta a Castro"; a destra, tra il papà e la mamma il giorno in cui sposò il baronetto Leigh Milner
E oggi, forse, si realizza l'ambizione di tuo padre. Il "somos todos americanos" di Obama ha avviato un clima di distensione che porterà alla fine dell'embargo. Di qui l'idea di scrivere al presidente degli Stati Uniti e fare presente che il conte De Blanck era stato un precursore dei tempi quando gli attori erano altri.
A essere sinceri, l'idea è venuta al mio compagno e al direttore di Dipiù, Sandro Mayer, il quale, dopo aver letto il libro, ha detto: "Qui bisogna scrivere a Obama". E così, io che non mi fermo davanti a niente, ho pensato che fosse giusto ricordare la figura di mio padre, che aveva lavorato tanto per il bene di Cuba e in cambio aveva ricevuto tanto male. Non si arrese alla realtà, infatti diventò anche capo degli anticastristi a Miami, da dove non si è mosso. E' sepolto lì.
E, in attesa di una risposta dalla Casa Bianca, che ricordi hai di Cuba? Prima hai accennato alle piantagioni di tabacco. Da lì venivano i sigari che piacevano a Winston Churchill?
Esatto. Mio padre li faceva confezionare apposta per lui e, quando si vedevano, io li spiavo dietro la porta. Parlavano di popoli, di democrazia, di autoritarismo e anche di morte. Di Cuba ti posso dire che ho dei ricordi bellissimi. Era un'isola incontaminata, suggestiva. Gli abitanti erano l'emblema dell'allegria, ballavano tutto il giorno. E noi stavamo in una villa stupenda. Eravamo una famiglia molto rispettata. Lo zio di mio padre, Mario Menocal, è stato presidente del Paese per ben tredici anni
Da allora non sei più ritornata.
Pensa che quando ho partecipato al programma L'isola dei famosi, nel 2008, abbiamo fatto scalo all'aeroporto de L'Avana e mi sono detta: "Chissà se sapessero che una De Blanck è qui".
C'era ancora il regime di Castro. Come hai fatto?
Viaggiavo con il passaporto inglese del mio primo marito, Anthony Leigh Milner, per cui sul documento non c'era il nome De Blanck.
Conoscendoti, non oso pensare cosa facevi ogni volta che sentivi parlare di Fidel o lo vedevi in televisione. Come minimo gli riversavi una valanga di insulti.
E ti credo. Una famiglia distrutta (perché mia madre non volle seguire mio padre a Miami) e un patrimonio andato in fumo. Noi eravamo, comunque, ricchi e io sposai subito il baronetto inglese, che era stramiliardario, per cui non accusai il colpo, ma non fu proprio uno scherzo. Vedere Castro apriva una ferita. Quando venne a Roma in visita ufficiale, avrei voluto essere presente per sputargli in faccia.
Oggi che pensi del mistero che avvolge la sua figura? In questi giorni si è anche fatto vedere in giro, dopo una lunga clausura, per andare a votare.
Secondo me l'hanno imbalsamato, congelato, e lo tirano fuori all'occorrenza. Non so che pensare, ma ormai, conta poco.
Prima di lasciarmi, una cosa me la devi dire. Perché non hai mai accennato a questo episodio così importante nel tuo libro? Ti faceva troppo male?
Per tutto quello che mi è successo, non mi basterebbe la Divina Commedia. Quante cose dovevo scrivere in quel libro…