La commedia di Harwood, per la regia di Gastaldi, apre la stagione del Quirino di Roma
Il passato glorioso, il presente precario, il futuro incerto. Quattro attempati big della musica si ritrovano, loro malgrado, a convivere in una casa di riposo. Tra malanni, rimpianti e rimorsi, ricordano i bei tempi e si tolgono la maschera.
Rivive al teatro Quirino di Roma, fino al ventuno ottobre, la commedia di Ronald Harwood, interpretata da un cast d'eccezione: Giuseppe Pambieri, Cochi Ponzoni, Paola Quattrini ed Erica Blanc. La pièce, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi, ci fa sorridere e ci fa pensare. Gli anta si negano, la terza età spaventa, la quarta età è un tabù.
E' esile il confine tra sopravvivere e vivere. Arrendersi a un'esistenza vuota o sfidare il tempo? Acccontentarsi di ridursi a una comparsa o pretendere di essere protagonista sempre? E quando vengono meno le forze? E quando vengono meno... i lumi? E' l'amicizia a fare la differenza, quella mano tesa che ti sorregge o ti scuote, a seconda dei momenti. Quella mano mano tesa che c'è e che, a volte, ignori o maltratti, ma che stringi all'occorrenza.
Non c'è molto spazio per la retorica, né per i luoghi comuni, ma tanto sano realismo, condito di tristezza e ottimismo. Per esempio, l'amore non ti fa tornare indietro con gli anni, ma può lenire qualche disturbo di origine psicosomatica. La saggezza dell'età distingue, finalmente, il palcoscenico dalla vita reale e fa venire alla luce le piccole fragilità che ognuno nasconde e le miserie interiori che l'orgoglio della giovinezza celava. Riposto il costume di scena, si può essere se stessi. Insomma, Gastaldi non lascia allo spettatore il tempo per commuoversi, ma solo per riflettere.