Giambattista Vico li chiamava "corsi e ricorsi storici". E non sbagliava. La storia si ripete. Il principe Harry d'Inghilterra sembra voglia rinunciare al titolo per amore di sua moglie, l'ex attrice americana Meghan Markle. Un déjà vu. A Buckingham Palace brucia ancora la ferita dell'abdicazione di Edoardo VIII per convolare a nozze con la pluridivorziata Wallis Simpson. Nazionalità? Americana.
Decidere della vita altrui è un segno di forza o di debolezza? Gratifica o mortifica essere artefici della rinuncia a un diritto di sangue? Shakespeare ci ricorda che alla corte inglese, in nome di un titolo, si commettevano i delitti più atroci e le donne si macchiavano quanto gli uomini. Basti pensare alla sanguiinaria Lady Macbeth. Ma in America la nobiltà è solo quella d'animo. Quando Lady Diana perse il titolo di Altezza Reale, la risposta dell'allora first lady statunitense, Hillary Clinton, fu: "Alla Casa Bianca avrà sempre la stessa suite". Chissà se anche Meghan ha pensato all'eventualità di mantenere la residenza di Frogmore Cottage a Windsor. Cone se il diritto di abitabilità fosse indipendente dal titolo. Quali saranno stati i suoi sogni da bambina? Tutte le fanciulle sognano di sposare il principe azzurro e di vivere come le principesse delle favole. Perché chi la favola è riuscita a viverla davvero, preferisce regredire a Cenerentola? Una Cenerentola che a mezzanotte non scappa e non perde la scarpetta supergriffata. Una Cenerentola, perché, letteralmente, incenerisce un trascorso, un vissuto, una storia fatta di silenzi e assensi, di legami indissolubili.
Si può rinunciare a un titolo? Sembra di sì. Vero è che Edoardo VIII fu accusato di collaborazionismo con i nazisti pur di ritornare sul trono. Così, torniamo al quesito iniziale: è davvero così gratificante decidere il destino del proprio compagno di vita? O è una responsabilità troppo grande, anche per una Cenerentola che non perde le decolletées? Così, il vecchio dualismo Circe o Penelope si ripete anche per le favole moderne, che di favoloso non hanno niente, se non un retaggio mai estinto.